Caso Gaggiotti
Il caso Gaggiotti, anche riportato come scandalo Gaggiotti,[1] fu il fallito tentativo di corruzione della partita di Serie B Fanfulla-Alessandria (1-2) del 6 dicembre 1953, per il quale la società lodigiana, in quanto responsabile dell'illecito, fu penalizzata di cinque punti nello stesso campionato.
I fatti
Venerdì 4 dicembre 1953[2] Emanuele Dalla Fontana, portiere dell'Alessandria, si fece consegnare la somma di 350.000 lire (in tagli da 10.000 lire),[2] da Eugenio Gaggiotti, personaggio che operava ai margini del calcio italiano, non nuovo ad episodi del genere,[3] con il quale aveva pattuito l'accordo di aiutare gli avversari nella gara che doveva disputarsi due giorni dopo.[1] In realtà Dalla Fontana stava fingendo di stare al gioco di Gaggiotti, perché aveva già avvisato i suoi dirigenti e le autorità: venne organizzato un appostamento nei pressi della stazione ferroviaria di Alessandria, dove era fissato l'appuntamento per il versamento della somma. Gaggiotti, in seguito si diede alla fuga per i campi; una volta preso e costretto a salire a bordo di un'auto, aprì la porta e si gettò fuori alla prima curva.[4] Ricevuti i soldi, il calciatore e i suoi dirigenti denunciarono l'accaduto alla Lega Nazionale, che a sua volta sequestrò il denaro.[1]
L'inchiesta
Il conte dott. Alberto Rognoni, incaricato dalla Lega di occuparsi dell'inchiesta[1] — alla quale collaborarono i carabinieri di Spinetta Marengo, le questure di Alessandria, Milano e Brescia e la polizia ferroviaria di Alessandria[5] —, la cui fase istruttoria durò tre mesi,[6] venne a conoscenza che i mandanti dell'illecito erano i massimi dirigenti del Fanfulla, i quali diedero a Gaggiotti mezzo milione di lire — di cui 150.000 come premio personale[4] — per avvalersi della sua collaborazione.[1] Dalle indagini si certificò che lo stesso Gaggiotti si recò, otto giorni dopo l'accaduto, a casa di Dalla Fontana per informarlo che tali dirigenti erano disponibili a versargli un milione subito ed un altro successivamente se avesse negato di aver ricevuto il denaro.[5]
La consegna del denaro in anticipo rispetto alla gara fecero credere che la partita sospetta potesse essere quella disputata all'undicesimo turno, ovvero Alessandria-Verona (2-3) del 29 novembre,[7] motivo per cui le operazioni si dilungarono. Le dichiarazioni di Luigi Rossetto, allenatore del Fanfulla nella stagione 1952-1953 e allenatore del Verona fino al febbraio 1954,[6] furono determinanti per la risoluzione del caso: egli colpevolizzò i dirigenti lodigiani, ammise il suo stretto legame con Gaggiotti[5] e fu sospeso immediatamente, in attesa di ulteriori accertamenti, da ogni attività.[6]
Le indagini portarono alla luce altri particolari poco edificanti di come funzionasse il sistema. Il consiglio direttivo del Fanfulla aveva messo a disposizione un fondo di 15 milioni di lire per raggiungere — attraverso un numero adeguato di partite pilotate — la quota salvezza di 28 punti, considerato il margine di sicurezza per la permanenza in Serie B; al presidente del Verona fu invece proposto di comprarsi la promozione in A per 20 milioni di lire.[5] Il giocatore Alvaro Zian, ex Fanfulla e Treviso, in forza al Verona, rivelò che i dirigenti del Fanfulla durante l'intervallo della partita di Serie B Fanfulla-Treviso del 4 maggio 1952 avevano offerto 700.000 lire ai veneti, affinché essi perdessero, cosa che comunque si verificò (3-1 per i padroni di casa) nonostante, sempre secondo le parole di Zian, la proposta non avesse avuto seguito.[5]
Gaggiotti, tuttavia, asserì di aver agito liberamente, né per conto del Fanfulla, tantomeno del Verona e di aver sempre comprato partite di calcio e di voler continuare a farlo, anche perché, a differenza dei tesserati, non era punibile per mancanza di leggi adeguate.[3]
Sentenze
Il 25 marzo 1954 venne emesso il primo verdetto, che attestò come la partita Fanfulla-Alessandria era stata oggetto di illecite influenze, pur senza incidere sulla validità del risultato. In base all'articolo 56 del Regolamento Organico fu deliberata la retrocessione del Fanfulla a zero punti a decorrere dal 4 dicembre 1953, giorno dell'illecito, riconoscendole però i due punti conquistati nella gara incriminata, in quanto fu accertata la regolarità dell'incontro stesso. Al Fanfulla vennero quindi tolti i cinque punti conquistati fino all'undicesima giornata e passò dai 21 punti, ottenuti complessivamente al momento della sentenza, a 16.[2]
Fu, invece, esentato da qualsiasi addebito il calciatore Dalla Fontana per aver denunciato tempestivamente il tentativo di corruzione.[5] Mentre furono diffidate le società e i tesserati dall'avere rapporti con Gaggiotti.[3]
Nel giugno 1954, infine, Francesco Minojetti e il dott. Rinaldo Briocchi, rispettivamente presidente e dirigente del Fanfulla, furono puniti con l'interdizione di tre anni, il primo, e con la squalifica a vita, il secondo.[8]
Note
- ^ a b c d e Leo Cattini, Missione segreta della Lega a Brescia, in Nuova Stampa Sera, 10 marzo 1954, p. 4. URL consultato il 3 ottobre 2012.
- ^ a b c Leo Cattini, Finalmente chiusa l'inchiesta sul caso Gaggiotti: si attende per domani il testo ufficiale della sentenza - Le reazioni del Fanfulla, in Nuova Stampa Sera, 25 marzo 1954, p. 4. URL consultato il 3 ottobre 2012.
- ^ a b c Nuove rivelazioni della Lega sull'inchiesta del caso Gaggiotti, in La Nuova Stampa, 28 marzo 1954, p. 4. URL consultato il 3 ottobre 2012.
- ^ a b Bruno Perucca, Le confidenze di Gaggiotti, l'uomo che trucca le partite, in Stampa Sera, 1º marzo 1967, p. 8. URL consultato il 4 novembre 2012.
- ^ a b c d e f Nuove clamorose rivelazioni dell'inchiesta sul Gaggiotti, in Nuova Stampa Sera, 27 marzo 1954, p. 4. URL consultato il 3 ottobre 2012.
- ^ a b c Mandato di arresto pronto per il Gaggiotti, in Nuova Stampa Sera, 12 marzo 1954, p. 4. URL consultato il 3 ottobre 2012.
- ^ La Lega non ha fermato l'altalena dei sospetti, in Nuova Stampa Sera, 11 marzo 1954, p. 4. URL consultato il 4 ottobre 2012.
- ^ Dirigente del Fanfulla squalificato a vita, in La Nuova Stampa, 11 giugno 1954, p. 4. URL consultato il 4 ottobre 2012.
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